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La Robotica e l’Intelligenza Artificiale sono questioni centrali nel dibattito globale: il loro progresso, infatti, poiché incide assai profondamente sull’evoluzione umana, sta creando non poche preoccupazioni per i suoi possibili impatti negativi sulla vita dei cittadini.

Un progetto che non ha controindicazioni pur utilizzando robots, in questo caso esoscheletri indossabili e interfacce aptiche, è CONBOTS (CONnected through roBOTS), sviluppato da otto partner europei tra università e imprese all’interno del grande programma di promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione Horizon 2020.

Coordinato da Domenico Formica, ordinario di Bioingegneria alla Newcastle University (Inghilterra), il progetto, ormai giunto alle battute finali, ha voluto dimostrare come la comunicazione fisica tra due persone mediata da interfacce robotiche fosse in grado di facilitare l’apprendimento di azioni complesse come imparare a scrivere o a suonare uno strumento, in questo caso il violino.

«Partendo dalle neuroscienze motorie che hanno studiato come il cervello gestisce le interazioni tra gli individui e osservando come la comunicazione fisica tra robot consentisse di ottenere risultati migliori di quelli individuali, io e il mio team ci siamo domandati: è possibile sfruttare questi meccanismi per migliorare l’apprendimento motorio di attività complesse di vita quotidiana?» spiega Domenico Formica, che fino al 2022 ha seguito il progetto europeo dall’Università Campus Bio-Medico di Roma, dove è Professore Associato di Bioingegneria Industriale (attualmente in aspettativa).

«Per verificare questa ipotesi abbiamo compiuto vari esperimenti coinvolgendo coppie di persone: in uno, un maestro di violino registrava alcuni movimenti in un video indossando l’esoscheletro mentre uno studente, anch’egli munito dello stesso robot, osservava il video e grazie al feedback di forza imparava i movimenti eseguiti dal maestro; in un altro, due violinisti suonavano insieme indossando due esoscheletri diversi e la trasmissione di forza e spostamenti dall’uno all’altro permetteva loro di sincronizzare il più possibile il movimento dei rispettivi archetti. La stessa capacità di miglioramento delle performance», continua Formica, «l’abbiamo rilevata osservando un bambino mentre impara a scrivere: se messo in connessione con un’altra persona, ad esempio un insegnante o un genitore, attraverso un’interfaccia aptica, la qualità delle lettere aumenta decisamente».

Costato 5 milioni di euro in quattro anni, il progetto ha visto la collaborazione attiva di cinque atenei europei – il  Campus Bio-Medico di Roma, che ha sviluppato le tecnologie per l’analisi della scrittura; la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (l’esoscheletro del violino); l’università di Gand, in Belgio; l’Imperial College di Londra, a cui si devono gli studi iniziali sulle scienze motorie e sulle interazioni fisiche, e la Newcastle University che ha coordinato le ricerche – e tre imprese: la più grande delle quali basata in Israele (IBM) e le due più piccole in Serbia (ARVRtech) e Italia (IUVO).

«Questa ricerca può avere sviluppi positivi anche in altri ambiti, soprattutto della riabilitazione motoria e del gaming, anche se per quest’ultimo bisognerà aspettare vari anni considerati i costi elevati che attualmente ha questa tecnologia. Sul fronte neuroscientifico e riabilitativo, invece, la ricerca può aiutare sia nell’ambito dello studio dell’apprendimento motorio in persone senza patologie che nel riapprendimento motorio in persone che hanno subito incidenti, o a seguito di ictus o altro. Inoltre, i videogiochi in realtà aumentata sviluppati per gli studi sulla scrittura e sul violino possono diventare strumenti utili nel settore educativo proprio per monitorare il processo di apprendimento delle due abilità».

Monica Zornetta (Avvenire, 4 giugno 2024)

Il pdf: Zornetta-4-giugno-DOMENICO-FORMICA.pdf