L’alleanza tra Illy e Nespresso per recuperare plastica e alluminio dalle capsule del caffè

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Se il caffè preparato con la moka e consumato con calma al balcone, subito dopo il sonnellino pomeridiano, apparteneva a quelle napoletanissime abitudini che per il celebre Pasquale Lo Jacono-Eduardo de Filippo «sotto un certo punto di vista sono la poesia della vita», il caffè in capsule è diventato, invece, uno dei simboli della contemporaneità grazie alla rapidità con cui chiunque può preparare un buon espresso. Negli ultimi anni, infatti, e ancor più durante la pandemia, la bevanda più diffusa al mondo dopo l’acqua ha registrato, nel nostro Paese, numeri davvero importanti per quel che riguarda la vendita del porzionato per il consumo casalingo con la macchina (+ 26,4% nel 2020 rispetto al 2019, fonte: Nielsen Market Track), tanto da aver assestato, tra capsule e cialde, un colpo piuttosto robusto al tradizionale primato della moka.

Tratto da “Il teatro di Eduardo De Filippo a fumetti” (Nicola Pesce Editore)

Tuttavia, le capsule non significano solo praticità, semplicità e velocità di preparazione ma anche, purtroppo, impatto ambientale: essendo realizzate in plastica e in alluminio, il problema del loro smaltimento è centrale. In Italia, dove se ne consumano più di un miliardo e mezzo, la quantità di rifiuti che si produce ogni anno raggiunge, e probabilmente supera, le 12 mila tonnellate; e poiché la legge europea non le definisce “imballaggi”, una volta utilizzate devono per forza essere gettate nell’indifferenziata, finendo il proprio ciclo “vitale” nelle discariche e negli inceneritori.

La sfida per il futuro si gioca, quindi, sul terreno della sostenibilità, come hanno ben compreso Nespresso, del gruppo Nestlé, e Illycaffè, imprese concorrenti nel mercato del caffè che proprio di recente hanno deciso di fare sistema, inaugurando un progetto di economia circolare pensato per trasformare le capsule in alluminio esauste in una nuova risorsa per l’ambiente. Grazie a questa Alleanza, come è stata battezzata dai due partners, nata sulla scorta di un protocollo stipulato in precedenza da Nespresso con il Consorzio imballaggi in alluminio, Utilitalia e il Consorzio italiano compostatori, le capsule che i consumatori riportano in uno dei 140 punti di raccolta in tutta Italia (tra boutiques, stores, shops e isole ecologiche convenzionate), vengono ritirate settimanalmente dalle oltre quaranta municipalizzate per essere trattate negli appositi impianti dove operano speciali sistemi in grado di separare i residui di caffè dal metallo. A quel punto, mentre l’alluminio viene destinato alle fonderie per cominciare un processo di riciclo che lo trasformerà in qualcosa di nuovo – dai motori per auto alle biciclette, dai computer alle lattine -, il caffè diventa materia organica da riutilizzare nell’ambito di progetti sui territori. Uno tra i più virtuosi è quello che prevede la formazione di compost da impiegare nella coltivazione a risaia di terreni in provincia di Novara, il cui riso prodotto viene poi acquistato da Nespresso per essere donato ai Banchi Alimentari della Lombardia e del Lazio.

«L’obiettivo del nostro programma è di superare le 1500 tonnellate di capsule esauste in alluminio entro la fine dell’anno, con un ulteriore incremento del 5% nel 2022», hanno annunciato Stefano Goglio e Massimiliano Pogliani, rispettivamente top manager di Nespresso Italiana e di Illycaffè.  «Dieci anni fa Nespresso ha creato la filiera di riciclo delle capsule in alluminio, recuperando da allora 6 mila tonnellate di capsule esauste dalle quali sono state ricavate 350 tonnellate di alluminio e 2700 tonnellate di caffè esausto», ha aggiunto Goglio, sottolineando contestualmente anche il lungo impegno del gruppo svizzero per ridurre l’impatto sull’ambiente e sulle comunità in cui opera, in tutte le fasi del processo produttivo. «Vogliamo rispettare la nostra promessa di essere a Impatto Zero entro il 2022».

«L’ intervento si inserisce all’interno del nostro statuto di Società Benefit, dove abbiamo reso ancora più esplicito il nostro impegno a beneficio del pianeta e la volontà di contribuire alla realizzazione di un futuro sostenibile», gli fa eco l’amministratore delegato di Illycaffè, la prima azienda italiana del caffè ad aver ottenuto, lo scorso anno, la certificazione internazionale B Corp. Pogliani ha manifestato la soddisfazione dell’azienda triestina per questa Alleanza, spiegando che «Nespresso è un partner che condivide con noi l’importanza di rendere i prodotti sempre più duraturi ed efficienti, riducendo così la produzione di rifiuti, a beneficio dell’intero ecosistema».

«Più di venti marchi di capsule vengono oggi prodotti in alluminio» ha precisato, «e questa cifra è destinata ad aumentare a seguito della decisione di alcune aziende di limitare progressivamente l’utilizzo della plastica». Un materiale per il cui recupero Illycaffè si è tuttavia attivata da tempo, mettendo a disposizione dei propri clienti uno speciale apri-capsule che permette di separare la plastica dal caffè esausto. In un momento non facile per il settore, travolto da una specie di tsunami generato dal Covid-19 (in cui al calo del fatturato delle torrefazioni italiane e alla flessione negativa delle importazioni fa più o meno da contraltare un aumento delle vendite nei negozi al dettaglio e nell’e-commerce), i due marchi hanno fatto sapere che «questa Alleanza sarà aperta anche all’adesione delle altre imprese del caffè, nella consapevolezza che gli sforzi comuni possono portare a risultati molto più significativi del pur virtuoso impegno delle singole aziende».

Monica Zornetta (Avvenire, 21 luglio 2021)