I ragazzi di Fridays for future si presentano alle elezioni amministrative con una propria lista
16/09/2020
Oceathon, il primo hackathon italiano dedicato all’innovazione nei mari
20/09/2020

Sapevate che l’Italia è il Paese più all’avanguardia in Europa nel trattamento dei rifiuti ed è il più virtuoso sui fronti dell’efficienza energetica e dell’uso delle rinnovabili? E che grazie al lavoro di molti suoi imprenditori, managers, startupers, ricercatori, scienziati e volontari, sta raggiungendo le alte vette dell’innovazione e della creatività nonostante la pervasività della nostra burocrazia e le minori risorse a disposizione?

A raccontare i tanti record nazionali – sconosciuti, pensate, alla metà degli italiani – è il giornalista politico e volto noto del Tg1 Marco Frittella nel suo libro “Italia Green. La mappa delle eccellenze italiane nell’economia verde”, edito da Rai Libri. Si tratta di un viaggio dal Nord al Sud del Paese e tra aziende grandi e piccole che attraverso un mix di intelligenza, visionarietà, resilienza e sensibilità ambientale stanno entrando a vele spiegate nell’ “era dello sviluppo sostenibile, dell’economia circolare, della rivoluzione energetica, della chimica green”. Ecco allora che accanto ai numeri e alle percentuali (da noi si ricicla il 76,9% dei rifiuti contro il 36% europeo; siamo il quarto produttore di biogas e il settimo Paese al mondo per le rinnovabili; abbiamo più di 3 milioni di green jobs e il più alto numero di imprese guidate da under 35 e da donne) ci sono le storie di chi sta lavorando sodo per cambiare l’Italia. Sotto tanti punti di vista.

C’è per esempio la Novamont di Novara, l’inventrice della Mater Bi, una speciale plastica prodotta con i vegetali che una volta utilizzata si trasforma in un compost e può essere usata anche come fertilizzante in agricoltura (Mater Bi è alla base dei sacchetti per la spesa): la Novamont è anche l’inventrice e la produttrice del biobutandiolo, una bioplastica di quarta generazione ottenuta dagli zuccheri attraverso l’utilizzo di batteri che, spiega Frittella, “apre una linea di confronto  con le multinazionali americane, tedesche e cinesi come la Basf o la DuPont che producono lo stesso elemento usando però i derivati del petrolio”. Ci sono le Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola italiana che lavora senza glifosati (nonostante l’Europa non li abbia ancora messi al bando) ma con metodi ecosostenibili e biologici; c’è l’esperienza bolzanina di CasaClima, con le sue case costruite guardando al risparmio energetico, all’impatto sulla salute, al benessere delle persone e divenuta organo certificatore della Provincia autonoma di Bolzano nonché un modello per altre regioni d’Italia. E ci sono molti altri esempi che parlano di energie rinnovabili, di coltivazioni organiche, di moda “circolare”, di mezzi di trasporto amici dell’ambiente. Ma, attenzione, nonostante sia un libro incentrato sul green, i suoi colori non sono quelli pastello del “va tutto bene”. L’autore sottolinea in più parti, infatti, che i grandi ostacoli al progresso sostenibile sono rappresentati da una burocrazia lenta, da leggi contraddittorie, da una politica più incline a compiere le scelte facili anziché quelle migliori, dalla nostra incapacità di fare sistema, dalle mafie e, anche, da un atteggiamento che potremmo definire “indolente” da parte della Ue nella difesa delle nostre eccellenze. Insomma, l’Italia è un paese di innovatori i cui talenti vengono riconosciuti anche al di fuori dei confini nazionali: dobbiamo solo rendercene conto anche noi, semplici cittadini, e smetterla una volta per tutte di autodenigrarci.

Monica Zornetta (Avvenire, 20 settembre 2020)