Il garzoncello di Duvenek perde il cavolo (e il sigaro) per una mazza da baseball

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Guance rosee e paffute, labbra fischiettanti, zazzera rossastra a incorniciare una fronte ariosa, indumenti semplici e lisi e mazza da baseball appoggiata a una spalla. Il murale, raffigurante un insolente garzone di bottega di un ciabattino con la passione per il gioco del baseball, campeggia dal 2011 lungo la East Freedom Way, proprio vicino allo stadio dei leggendari Cincinnati Reds, primo team americano a diventare professionista, e a poca distanza dal Roebling Suspension Bridge. E’ stato realizzato su progetto di un artista di Fort Wayne (Indiana), Tim Parsley, ed è una rivisitazione perfetta (e assai simpatica) del “Cobbler Apprentice” che Frank Duvenek, uno dei più importanti pittori americani moderni, ha dipinto nel 1877, a ventinove anni, e che oggi fa parte della collezione del Taft Museum of Art di Cincinnati.

Il garzoncello di Frank Duvenek, 1877

Il suo garzoncello è un ragazzino, forse tedesco, che arriva dalla strada, dai vicoli poco illuminati delle trafficate e insidiose città ottocentesche, dove pullulano commerci e traffici di vario tipo; tenero e allo stesso tempo spregiudicato, tiene un sigaro in una mano e un cesto con uno stropicciato cavolfiore nell’altra. Le labbra, nel suo dipinto, non sono dischiuse nel gesto del fischio ma in quelle del soffio: il ragazzino sta infatti fumando, voluttuoso, quel sigaro.

Chioggia Fisherman, 1894 Birmingham Museum of Art (Birmingham, Alabama)

Anche il talentuoso Duvenek, nato nella vicina Covington – cittadina del Kentucky dalle intense tracce scozzesi, irlandesi e tedesche, la cui storia è saldamente legata alla produzione di tabacco, di bourbon e di vetro – arrivava da una famiglia della classe operaia tedesca molto attiva nella robusta comunità cattolica germanica di Cincinnati. Frank Duvenek ha trascorso molti anni della sua vita in Europa, prima come studente e poi come stimato insegnante d’arte tra Monaco di Baviera (dove una parte della critica lo considerava il migliore tra gli esponenti della “scuola di Monaco”), Parigi, Firenze, Venezia. Nella suggestiva Chioggia, dove ha soggiornato per un certo periodo dopo il 1890, ha dipinto alcune opere a olio di grande impatto raffiguranti, com’è nel suo stile, le persone semplici, comuni: vecchi pescatori, donne e bambini presi dai vicoli popolosi o strappati per un momento dal frenetico lavoro quotidiano che animava il caratteristico porto sulla laguna.